di Andrea Friscelli
Quando, qualche anno fa, ho volontariamente lasciato la presidenza della cooperativa La Proposta dopo quasi trent’anni, mi sono ritrovato con diverso tempo libero, non essendo più coinvolto nelle mille cose di cui si occupa un presidente. Nello stesso periodo ho scoperto il piacere di scrivere ed è venuto quasi naturale ripensare all’intera esperienza come una storia da raccontare. Così è nato “L’Orto de’ Pecci e le sue storie” uscito poi nel settembre del 2014. Quel libro, lo si vede dalla copertina che porta un’immagine serena e bucolica, di un bel colore che riprende il verde dei prati, è un libro sereno, in qualche tratto allegro e riassume un periodo entusiasmante della storia dell’intera cooperativa (oltre che della mia).
Qualche giorno fa è uscito un altro libro ancora a mia firma ed anche lì basta vedere la copertina (poi magari andrebbe anche letto!) per capire che l’atmosfera è cambiata. L’immagine di copertina, bellissima, è drammatica (tanto da aver provocato qualche reazione di paura e rigetto), il colore è quello di una notte con poca luna ed il titolo è “La notte che crollò la Torre”.
È ovvio, le copertine si intonano ai tempi, alle emozioni, ai momenti storici.
La cooperativa, a cui sono rimasto sempre vicino sia pure da una posizione leggermente defilata, è stata coinvolta dalla crisi generale e da quella senese in particolare.
Quello che mi interessava tratteggiare, in questo racconto immaginario ma non troppo, era come, a mio avviso, le difficoltà della crisi finiscono per ripercuotersi sulle modalità di rapporto circolanti tra gli operatori, tra operatori e svantaggiati, ed anche fra gli stessi svantaggiati. Il rischio reale è che l’attuale tirannia di una visione economica della vita sia così forte che, non il fallimento, ma il solo pensiero che questo possa avvenire, ci trasformi e ci faccia diventare diversi, provocando se non il tracollo almeno l’affievolimento del patrimonio umano di certe esperienze.
Impossibile sostenere un’ingenua visione che ignori i segnali dell’economia, ma si dovrà pur dire che se non si è più in grado di avere spazi mentali in cui costruire progetti per andare avanti insieme agli svantaggiati e per stare con loro, se quegli spazi sono occupati, o pre-occupati solo da ansie di tipo economico, si dovrà pur dire – dicevo – che in quel caso è certo che una sorta di corto circuito fulminerà alla base gli aspetti più interessanti di un’esperienza umana per certi versi unica.
Nel mio racconto, tagliato su misura sulla nostra esperienza, prevedevo, per esempio, che qualcuno avrebbe lasciato, che altri avrebbero rischiato quel “burn out”, quell’esaurimento tanto frequente in certi ambienti. Ed alcune cose, che per fortuna non ci hanno travolto, si sono puntualmente verificate.
Devo anche dire che ho scritto quel racconto un paio di anni fa quando le cose erano ancora più fosche, forse adesso qualche margine di recupero esiste. Ma nel complesso quando ho ripreso in mano quello scritto, l’ho trovato ancora piuttosto attuale.
Anche nella sua parte più generalmente “senese”, impossibile da trascurare, ma che non avevo voglia né capacità di descrivere con analisi socio politiche. Allora ho scelto la strada della metafora stringata e tagliente che racchiudesse in sé tanti crolli diversi. Così è nato il titolo, ma nessuno dovrebbe trascurare quelle due paroline che fanno parte di ogni metafora: come se.
Se qualcuno ha quindi pensato che il crollo della Torre fosse una previsione o peggio un desiderio dovrebbe fare un passo indietro e ripensare a quante volte, tutti o quasi, ci siamo riempiti la bocca con discorsi negativi o arrabbiati sul fatto che tutto andava male. L’ho scritto fidando anche sulle storiche capacità di recupero di questa città che ha superato crisi anche maggiori. Fatevi dire da Maura Martellucci quale crollo ci fu a seguito della peste del 1348, eppure poi le cose in qualche ripresero e certamente riprenderanno anche questa volta.
Si dice che non c’è due senza tre ed allora perché non sperare che esca tra un po’ un terzo libro (tranquilli, non necessariamente scritto da me!) che testimoni attraverso magari una bella copertina azzurra, l’uscita dal tunnel e il recupero di un orizzonte sereno. Basterebbe volerlo tutti insieme.