di Roberto Cresti
Nell’articolo precedente abbiamo raccontato la notissima cronaca secondo la quale il toponimo “Montone” proverrebbe dal mitico costruttore dell’omonimo “castrum”, il centurione romano Montonio o Montorio. Solo una leggenda, si è detto, come non molto più credibile è anche la teoria per cui il vocabolo deriverebbe dalle greggi di ovini che pascolavano nella fertile spianata della valle. Certo, nel “vicus” qui documentato fin dal secolo XI, come abbiamo visto in una puntata passata, la presenza di pastori è verosimile, ma la spiegazione resta, comunque, piuttosto fragile. Soprattutto perché il termine “montone” viene da un tardo latino “multo-onis” di origine gallica, che comincia ad indicare il maschio della pecora soltanto dal Duecento, quando la lettera “n” sostituì la “l” a causa dell’influsso del verbo montare = animale da monta, soppiantando il tradizionale “aries-arietis” fino allora in uso.
In tempi recenti due studiosi, Sandro Rossolini e Annarosa Castellani, hanno proposto una nuova ipotesi. A loro giudizio il lemma latino “torus-i”, tra i vari significati attribuibili, avrebbe anche quello di fortificazione in forma rotondeggiante situata di norma sulle alture di colline. Pertanto il “montorius” sarebbe nient’altro che il “monte del toro”, indicando, perciò, una fortezza costruita in età romana sul poggio dei Servi. Con la caduta dell’Impero, questo castello fu controllato prima dai Bizantini e poi dai Longobardi, finché nella seconda metà del secolo VIII i Franchi se ne sarebbero impossessati entrando dentro a colpi di “ariete”, antichissima arma, forse inventata addirittura dagli Assiri, costituita, almeno in origine, da una grossa trave con un’estremità rinforzata da una calotta in metallo. Quest’ultima spesso aveva la forma di una testa di ariete, da cui il nome della macchina. La tesi è quantomeno ingegnosa, ma si scontra con due fattori: intanto è indimostrabile, perché nessuna fonte di quel periodo fa alcun riferimento all’episodio. Inoltre gli atti più antichi che menzionano il toponimo, lo riportano sempre nella forma “Montone”, mai come “Montorio”, aspetto, ovviamente, che cozza con la sua derivazione dal sostantivo latino “torus”. I due autori hanno cercato di spiegare anche il nome “Valdimontone”: nella presa del “toro” i Franchi sarebbero stati aiutati dagli abitanti del villaggio posto nella sottostante vallata, a cui i Longobardi erano particolarmente invisi. E proprio per questo motivo la stessa si sarebbe chiamata “di montone”, indicando non l’animale, quanto l’arma usata per violare il vicino “castrum” (ariete = montone).
Infine, anche Paolo Brogini ha avanzato un’ipotesi inedita sul misterioso nome. Notando che sul colle di Montone esisteva almeno sin dal secolo XI una chiesa dedicata a San Michele Arcangelo (nota come Sant’Angelo a Montone), così come sul poggio di fronte, sotto Sant’Agostino, si trovava l’altra di Sant’Agata, anch’essa antichissima, lo studioso ha registrato una curiosa analogia con altri luoghi della Toscana (specie nell’aretino, si pensi al caso di Montione), dove la persistenza di questo tipo di toponimi sembra manifestare uno stretto rapporto con il culto delle antiche divinità madri. Alla luce di ciò, così come “Montione” sarebbe da ricondurre a “Mons Iuni” = Monte di Giunone, perché in età classica vi sorgeva il tempio a lei dedicato, così anche a Siena “Montone” potrebbe spiegarsi con la presenza in quel luogo di un santuario dove si venerava la dea della maternità, l’etrusca Uni e/o la sua equivalente Giunone di età romana. Si tratta solo di una suggestiva supposizione? Chissà, forse sì, di certo nel 1914, durante i lavori di costruzione della nuova lavanderia meccanica dell’ospedale psichiatrico di San Niccolò (oggi di proprietà universitaria, proprio lungo la strada che dal vecchio manicomio scende verso l’orto dei Pecci), gli operai rinvennero una discreta quantità di grossi elementi lapidei (colonne?), come testimonia una fotografia dell’epoca. Verosimilmente essi provenivano da una struttura architettonica di età romana e chissà, magari proprio da un luogo di culto che sorgeva sopra la Valdimontone