LE VALLI VERDI DI SIENA: UN PRECISO INDIRIZZO URBANISTICO DEL MEDIOEVO
di Roberto Cresti
I motivi che ai primi del Trecento indussero il governo dei Nove, allora in carica, a pianificare una cinta di mura assai più ampia del necessario, non furono dettati dalla casualità. Tutt’altro, si trattò di un preciso indirizzo urbanistico, di un progetto di ampio respiro che per la prima volta prevedeva non soltanto la mera inclusione dei borghi che erano sorti, o stavano sorgendo, verso sud e ovest, ma anche spazi vergini all’interno del nuovo perimetro. Nei due secoli precedenti, invece, le cinte murarie di nuova costruzione si erano limitate ad includere gli agglomerati abitativi sorti extra-moenia, ma la mancata previsione di aree fabbricabili al loro interno aveva costretto a continui e costosi interventi di ampliamento, che, di fatto, si succedettero senza interruzioni. Così nel primo ventennio del XIV secolo, al top della prosperità senese e in una fase di notevole incremento demografico, dovuto specie a fattori immigrativi, fu avviato un progetto ambizioso di ingrandimento che, partendo dal Costone e passando dalle nuove porte Laterina, San Marco, Tufi, Giustizia, Romana, Pispini, si ricollegava alle mura duecentesche dietro la chiesa di Santo Spirito. Un progetto, appunto, dove era prevista non solo l’inclusione dei borghi di più recente formazione, ma anche fette non indifferenti di terreno ancora vergine e dunque edificabile, quasi sempre lungo i declivi delle colline su cui sorgeva la città più antica, che avrebbe consentito anche una maggiore autonomia in caso di assedio. In quest’ultima eventualità, tra l’altro, la presenza di orti e addirittura pascoli dentro le mura avrebbe potuto assicurare una certa autosufficienza nell’approvvigionamento di beni di prima necessità, come effettivamente avvenne nella cosiddetta “Guerra di Siena” del 1554-55. Senza contare che in questo modo si comprendevano dentro la città alcune fonti importanti, fino allora ubicate al suo esterno proprio perché quasi tutte collocate nelle valli, proteggendo un bene preziosissimo per l’“assetata” Siena. Per la prima volta, insomma, l’ampliamento delle mura eccedeva i bisogni contingenti e non veniva deciso sotto la pressione della necessità, venendo dimensionato sulla crescita della popolazione, che durava ininterrottamente da ben tre secoli e ormai rasentava i 55.000 abitanti.
Tuttavia, al massimo della sua espansione, il sogno di grandezza vagheggiato dai senesi andò in mille pezzi per un evento traumatico e imprevisto: la terribile epidemia di peste del 1348. Le conseguenze demografiche furono spaventose, visto che in appena tre mesi la popolazione cittadina crollò intorno ai 15.000 abitanti o poco più. Una cifra rimasta pressoché “congelata” per secoli, con un picco di 25.000 unità a metà Cinquecento, subito ridotte a 10.000 dopo la “Guerra di Siena”. Si può ben comprendere, dunque, la ragione per cui le valli restarono prive di abitazioni, come le vediamo oggi. Solo nel corso del XIX secolo si registrò un aumento demografico consistente, dovuto al massiccio processo di inurbamento dalle compagne per cercare lavoro in città. Dal Censimento generale del 1901 si evince che i residenti nel Comune di Siena erano 38.665, saliti fino a quota 41.363 nel 1911. Un incremento così marcato ebbe come logica conseguenza il “guardare” questi polmoni verdi dentro le mura con occhi diversi rispetto al passato, scatenando gli appetiti edilizi. Finché alla fine degli anni Cinquanta, la definitiva entrata in vigore del Piano Regolatore Generale di Luigi Piccinato vincolò e rese inedificabili le valli verdi, tutelando un patrimonio unico di cui ancora oggi possiamo godere.