Abbiamo dovuto rassegnarci anche noi: l’Orto de’ Pecci che ha sempre lasciato aperto il suo parco (anche se è privato e, dunque, in teoria non compreso nell’ordinanza comunale emessa) alla fruizione di tutti, ha dovuto chiudere. Siamo un soggetto privato, noi della Cooperativa Sociale “La Proposta”, un soggetto privato che non ha avuto bisogno dell’ordinanza comunale sulla chiusura dei parchi pubblici per prendere una decisione che ci ha addolorato ma che abbiamo subito ritenuto di doverosa responsabilità in un momento come questo.
Ci amareggia: ci mancheranno i passeggiatori che attraversano la nostra strada, magari accompagnando la “sgambata” di un cagnetto; ci mancheranno i cittini che giocano o stanno a guardare i nostri animali; ci mancheranno le coppiette che si grufolano nell’erba, un po’ prendendo il sole un po’ pomiciando (buona vita ragazzi!).
Ci mancheranno, ma come tutti contiamo che i giorni di bandiera gialla passino alla svelta e con meno danni possibile.
Ma la cooperativa, sia ben chiaro, non ha tirato giù il bandone: quello del ristorante sì (e ben prima del parco e, ancora una volta, prima dell’ordinanza ministeriale e per dovere civile e per il senso di “protezione” che sentiamo per chi lavora e per chi viene a mangiare da noi), ma quello dei servizi garantiti da “la Proposta” no davvero. Così, mentre si sta tutti con il fiato sospeso per la paura del contagio, i nostri ragazzi continuano ad effettuare lo spazzamento delle aree a noi assegnate da SEI-Toscana, così come continuano ad effettuare la raccolta dei rifiuti.
Con senso di responsabilità e dovere, con le dovute precauzioni, con timore (come tutti quelli che in questi giorni lavorano) per loro stessi e per le loro famiglie, svolgono il loro compito.
E noi, per questo, ci sentiamo in dovere di raccontare di loro, che ogni mattina partono dall’Orto per contribuire a tenere Siena pulita. Loro che vanno in giro non per prendere la famosa “boccata d’aria” ma perché, come molti altri devono farlo perché tutti gli altri possano stare a casa, al sicuro. Loro che certo non prendono questa epidemia come una “vacanza”, un’opportunità per essere pronti alla “prova costume”. Loro che devono. Ecco a tutti loro noi diciamo grazie perché, bene o male, sono comunque soldati in prima linea in zona di operazioni, così come lo sono tutti gli altri cooperatori e altri soggetti che lavorano nel settore delle pulizie e nell’assistenza agli anziani e ai disabili.
Di loro non sa nessuno; nessuno li considererà eroi; i giornali non pubblicheranno le loro foto come (giustamente) fanno con altri soggetti in prima fila. Ma in prima fila; in trincea ci sono anche loro. E se le guerre (anche quelle ad un’epidemia) si vincono per competenza dei comandanti, si vincono anche per la tenacia e l’abnegazione degli anonimi fantaccini come loro. Perciò, ogni mattina, pensiamo a loro che si calano sulla faccia la mascherina e si mettono in azione e pensiamo un “grazie”, muto, silenzioso, ma che viene dal cuore.