di Roberto Cresti
Tra gli elementi di unicità che caratterizzano Siena, alcuni sono universalmente conosciuti, mentre altri riescono con difficoltà ad emergere e spesso non vengono sufficientemente apprezzati. Uno di questi è senz’altro la presenza, all’interno delle mura medievali, di ampi spazi verdi non urbanizzati, vera e propria “campagna”, spesso destinata a colture ortive, che si incunea dentro la città, formando una sorta di cuscinetto tra il costruito e la cinta medesima. Un patrimonio di enorme valore paesaggistico e naturale certamente da salvaguardare e valorizzare, rappresentando una fetta significativa di superficie all’interno della cinta urbana. A fronte di un’estensione della città murata pari a circa 165 ettari, infatti, più di 32 sono destinati a verde. Oggi per garantire una migliore qualità della vita i quartieri residenziali di nuova edificazione vengono integrati con aree verdi, e gli strumenti urbanistici, nonché le normative nazionali, regionali o comunali che governano l’uso del territorio, si pongono l’obiettivo di soddisfare tale requisito.
Il centro storico di Siena, pur essendo eredità del Medioevo, risponde appieno a tale standard, essendo densamente costruito nella parte centrale e ai margini delle principali direttrici viarie, ma con ampi spazi non edificati a ridosso delle mura progettate nel Trecento, che non senza fatica ha saputo conservare fino ad oggi, nonostante le forti pressioni contrarie del XX secolo. Tra le vallate poste all’interno del circuito murario, quella oggi conosciuta come “Orto dei Pecci” è la più estesa in termini di superficie, misurando quasi 11 ettari, e centrale come posizione, stendendosi a due passi da Piazza del Campo, che anzi prima del XII secolo ne faceva parte a tutti gli effetti. Infatti, questa profonda depressione valliva che, di fatto, separa il Terzo di Città da quello di San Martino, prendeva inizio dalla zona sottostante la porta Salaria, posta sulla sommità della Costarella, e si estendeva per diversi ettari verso meridione, includendo pertanto, anche lo spazio del futuro Campo. Quest’ultimo fu diviso dal resto della valle solo nella seconda metà del XII secolo, quando la porzione più prossima alla città fu adibita a mercato cittadino e quasi contestualmente il Comune acquistò svariate proprietà fondiarie e immobiliari per costruirvi i primi edifici a destinazione pubblica, giusto nel luogo dove il secolo seguente sarebbe sorto il Palazzo Comunale. Per secoli, quindi, sul retro di questi fabbricati la valle è stata occupata solo da terreni agricoli, orti e vigneti (se si eccettua la breve vita del borgo di Santa Maria) e solo la parte oggi corrispondente alla piazza del Mercato ospitò la fiera del bestiame tra il 1346 e il 1376, poi trasferita in Fontebranda, ragione per cui da allora assunse il nome di “mercato vecchio”, visto che non vi si teneva più. Il mercato dei prodotti ortofrutticoli e alimentari, invece, vi fu allestito solo nel tardo Ottocento.
Nei prossimi appuntamenti cercheremo di conoscere meglio questa valle verde, raccontandone un po’ di storia, a partire dai vari nomi che l’hanno identificata nei secoli.