Come succede per ogni nuovo giornale uno dei primi problemi che si pone, forse addirittura il primo in assoluto, è quello di scegliere il titolo.
Dobbiamo dire che questo caso fa eccezione, infatti, il titolo il verdeeblù si è automaticamente imposto sulle alternative presentate. Nel corso dei giorni poi si trovavano sempre nuove motivazioni a sostegno di questa scelta convincendoci che la strada era quella giusta. Proviamo a ripercorrerla insieme.
Il giornale nasce dalla nostra realtà di piccola cooperativa e dunque deve portare impresso il marchio di riconoscimento che da anni ci caratterizza. E da sempre i colori del nostro marchio, quella piccola torre blu che scende verso un cipresso verde stilizzato ed al quale ormai ci sentiamo molto attaccati, sono appunto blu e verde.
Ma il giornale vuole avere orizzonti più ampi, dare voce ai valori ed ai problemi che si ritrovano nel movimento della cooperazione sociale e nel terzo settore in generale. Uno di questi valori tra i tanti che sentiamo di avere, quali il reinserimento, l’integrazione dei diversi, il rispetto delle differenze, è senza dubbio il rispetto dell’ambiente. E le tinte tradizionalmente più impiegate da chi tiene all’ambiente, da chi vuole conservare intatti l’azzurro del cielo ed il verde dei prati, sono di nuove verde e blù. Noi ci consideriamo senz’altro tra questi e non solo a titolo di sostegno dei valori, ma anche semplicemente per le attività che svolgiamo, una buona parte delle quali fa riferimento all’ecologia, alla agricoltura biologica, alla raccolta differenziata, ecc.
Difficile in una città come Siena non fare ricorso a riferimenti storici da scoprire e poi conservare. Ed anche qui esiste un motivo storico ideale che ci lega al verde e blù: infatti in epoca medievale questi due colori identificavano i pazzi che venivano obbligati a vestirsi in tal modo per essere da tutti riconosciuti. Fintanto che la nostra cooperativa esisterà, sarà schierata a fianco di chi è identificato e a volte marchiato da condizioni di un qualche disagio e ne vestirà volentieri gli abiti cercando di difenderne gli interessi e gli spazi insieme costruiti.
Infine c’è una motivazione forse minore, ma allo stesso tempo suggestiva di un nostro modo di procedere che vuole essere sganciato dalle fazioni e che ha l’ambizione di creare uno spazio di solidarietà e comunanza di progetti con le altre realtà del mondo cooperativo, ma non solo.
Pertanto in una città in cui i colori ed i loro abbinamenti identificano le contrade, le fazioni e gli scontri ci è sembrato quasi un segno che questo accoppiamento fosse ancora “libero” e non suscitasse perciò riferimenti già conosciuti.