Il paesaggio tradizionale della Toscana è considerato uno dei più belli d’Europa grazie alla sua armonia tra natura e uomo. Nel corso dei secoli le attività agricole se da un lato hanno modificato il paesaggio naturale dall’altro hanno portato ad un mosaico di ambienti, caratterizzato da prati-pascoli, boschetti, siepi e campi coltivati unico e famoso in tutto il mondo, che ospita una ricca comunità di flora e fauna.
A tutt’oggi l’agricoltura influenza fortemente la numerosità delle specie vegetali e animali presenti nel nostro territorio. La biodiversità è definita appunto come la varietà di vita, ossia il numero di specie di piante e animali e l’insieme delle interazioni tra queste esistenti. La biodiversità varia anche in relazione alla scala di osservazione, cioè ad esempio dalla comunità di piante e animali presenti in un prato a quelle che abitano in un intero mosaico di ambienti. In passato le prime trasformazioni del paesaggio naturale, realizzate dall’uomo per la coltivazione e l’allevamento, hanno permesso l’insediamento nel territorio di molte specie vegetali e di quelle animali ad esse legate. Il taglio controllato del bosco, lo sfalcio periodico delle aree aperte, e i sistemi più tradizionali di coltivazione del terreno, che vedevano ad esempio il “riposo” periodo dei terreni, assieme ad opere dell’uomo come le siepi per la delimitazione dei campi, i fossi, i muretti a secco, i canali e le aste fluviali hanno portato alla creazione di una grande varietà di habitat seminaturali di elevato pregio ecologico e paesaggistico.
A partire dalla metà del secolo scorso nella maggior parte d’Europa, il crescente progresso nel campo della meccanizzazione agricola ha permesso la coltivazione di superfici sempre maggiori, causando la graduale scomparsa di siepi, fossi inerbiti, boschetti, ecc.. Inoltre lo sviluppo nell’industria chimica di fertilizzanti e prodotti antiparassitari ha incentivato il passaggio da un’agricoltura estensiva ad una di tipo intensivo. Tutto ciò ha condotto a semplificazione e impoverimento dell’ambiente agricolo, ossia un crollo della diversità biologica. Ad accentuare questo il fenomeno si è aggiunto il progressivo abbandono delle aree collinari e montane, dove ancora si praticavano le forme più tradizionali di agricoltura, che ha permesso al bosco di ricolonizzare le aree precedentemente sottrattegli ma provocando una perdita dal punto di vista della diversità paesaggistica e culturale del territorio. La ridotta diversità biologica, sia in termini di specie che di ambienti, si traduce in una minore capacità di un ecosistema, cioè l’insieme delle comunità animali e vegetali e dell’ambiente in cui vivono, di differenziare le proprie risposte a cambiamenti che li investono. Tutto ciò è ancora più importante in quanto questi forniscono risorse e servizi alla nostra società ed economia.
In Toscana esistono ancora oggi vaste zone dove si pratica un’agricoltura con sistemi prevalentemente tradizionali caratterizzate da un ricco eco-mosaico, quindi meno colpite dalla perdita di specie vegetali e animali più sensibili, rispetto a quelle più intensamente coltivate. Ciò nonostante anche in Toscana si osserva un preoccupante declino di numerose specie, come l’allodola e l’averla piccola, da sempre legate agli ambienti agricoli. In tutta Europa gli strumenti attualmente disponibili mirano all’applicazione di appropriate misure di protezione ambientale al fine di vincolare le attività produttive nelle aree di maggiore interesse conservazionistico, mentre le sovvenzioni offerte consentono specifiche misure di mitigazione, tra le quali la riduzione nell’uso di fertilizzanti o fitofarmaci, la riconversione dei seminativi in prati e pascoli estensivi, la lavorazione poco profonda del terreno, l’inerbimento di vigneti e frutteti, l’adozione di tempi prolungati per le rotazioni colturali, il ritiro dei seminativi dalla produzione per venti anni (set-aside) e il recupero delle attività agricole nelle aree marginali collinari e montane.
In Toscana alcune di queste misure sono già state adottate e proseguendo su questa linea si potrà forse raggiungere un equilibrio tra le esigenze del settore agricolo e la conservazione delle caratteristiche ecologiche e paesaggistiche di uno dei territori più famosi nel mondo.